venerdì 26 aprile 2013

PUOI



Alzati, cazzo.
Raccogli i denti ed il sangue per terra, e buttali via.
Comprati del disinfettante.
Alzati, cazzo.
Cadi appesantito da tutte le cose che hai e che non vedi.
Come una vecchia signora settecentesca tutta agghindata, e col bustino e delle collane e troppo trucco e profumo. Troppo intenta a guardar indietro che a guardarsi allo specchio per notare l’ottima fattura di ciò che ha addosso.
Alzati, per favore.
Che io sto andando avanti veloce tentando di seminarti, ma se tu mi cadi dietro così rumorosamente è ovvio che io mi volti.
Cadi con un suono sordo, di faccia, senza dire nulla.
Ora siamo in quell’istante dove io ti fisso riverso sul pavimento, col sangue che piano piano si secca attorno alle narici e tu respiri profondamente. E io penso “Alzati, ti prego”.
Dimenticami, con tutto il male che può fare.
E non pensare non ne faccia a me.
Non ho colpe, e me lo ripeto ogni giorno.
Mi sei gravato addosso con tutto il dolore del mondo e non posso più.
Dimenticami, alzati, vattene.
Creati un’immagine di te che ti renda fiero.
Fatti una crisalide, escine uomo.
Diventa l’uomo che vorresti essere, non quello che vorresti compatire.
E guarda tutto quello che hai.
E soprattutto, ti prego, te lo dico mentre sei sdraiato per terra, tremando come una foglia, con tutto il fiato che ho il gola, ma sussurando:
Lasciami indietro.








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